Metalwave
Backworld
Ve lo dico, mi sono un po' affezionato a questi ragazzi dopo solo due ascolti, lo ammetto e ciò influenzerà un po' questa recensione. Cercherò di essere il più onesto e imparziale possibile mettendo subito sulla piazza i due grandi difetti di questo lavoro: forse causati da un minimo di inesperienza (è il primo album completo, per il gruppo...) ma non si trova nulla di innovativo e le composizioni sono prolisse e ridondanti. Per intenderci, se avessi ricevuto un Ep di una ventina di minuti (lo so che lo dico spesso, ma anche l'attenzione dell'orecchio vuole la sua parte, mica pogo davanti al pc...) l'avrei trovato ancora più brillante; invece le composizioni tendono a ripetersi e già a metà disco la sensazione di aver appena sentito il riff che si sta ascoltando si palesa: stacco veloce, poi ritimica sincopata, poi stacco veloce... e via così. Avvertiti tutti coloro che sono alla ricerca di novità arzigogolate e “new sensation”, posso dire che alcuni brani di quasto album mi hanno traghettato come Caronte in un inferno di suoni metallici, a ritroso nel tempo per giungere la, dove il death metal melodico andava formandosi definitivamente, a metà anni 90. Riff di At The Gates, Dark Tranquillity e In Flames compaiono, mescolati a soventi stacchi sincopati che allacciano i rapporti con il recente metal americano. Alla chitarra solista vengono affidate le parti melodiche languide e lucenti, che li avvicinano al dark metal dei vecchi Katatonia, coadiuvata da pochi inserti di tastiere e pianoforte che rinforzano il legame con la musica gotica e donano personalità e carattere, diversificando per quel poco che riescono le varie tracce. “Last Murder”, “Eyes Of Medusa” e “Everything Into Nothing” sono brani compatti e ricchi di melodie ancestrali e sono i pezzi meglio riusciti dell'album. Si vede necessario snellire gli arrangiamenti, poiché non ha senso colmare un album di cinquanta minuti di musica prevalentemente basata su esercizi di stile; ottima invece l'ispirazione melodica, va ancora sgrezzata, resa più personale e meno canonica, bisogna farla propria senza perdere il tocco lugubre e piangente che si trova in questo album, per ottenere il massimo del risultato. Sono convinto che ci riusciranno.